mercoledì, marzo 12, 2008

Le terme al cinema...!


Ieri sera sono stata all'Istitituto Giapponese di Cultura per un'altra serata cinematografica!

Come da programma si è svolta la tavola rotonda "L'anti-cinema di Ozu", che è il titolo del libro scritto dal regista Yoshida Kiju e tradotto in italiano da Doi Hideyuki (professore all'Università di Tokyo in Firenze). Tuttavia la serata si è incentrata tutta sull'opera di Yoshida e sull'attrice Okada Mariko, entrambi presenti in sala.

L'introduzione e i convenevoli di rito anche questa volta sono toccati al direttore dell'Istituto Giapponese di Cultura, Takada Kazufumi. Gli ospiti sono stati ulteriormente introdotti dallo stesso Doi, da Donatello Fumarola (critico cinematografico) e Marco Mazzi (critico e videoartista). Per problemi familiari non è stato presente Enrico Ghezzi.

Ha iniziato a parlare Fumarola, sempre attento a pescare nell'aria (con calma...pure troppa) la parola giusta (per un manuale di critica cinematografica) per esprimere concetti che il povero Doi ha dovuto cercare in qualche modo di tradurre in giapponese per Yoshida. Ma queste sono considerazioni personali. Passiamo ai fatti. Il placido Fumarola aveva già incontrato tre anni fa la coppia Yoshida-Okada giunta in Italia (in cinque città) per una retrospettiva completa delle opere del regista. Fumarola ha anticipato anche che la coppia sarà ospite a Parigi dopo Pasqua per una rassegna di 19 film del regista...sembra che la coppia di artisti abbia con la capitale francese un rapporto speciale (Yoshida vi ha soggiornato per cinque anni, e la sua formazione dipende molto dalla Francia, come dirà in seguito lo stesso regista). leggendo il libro "L'anti cinema di Ozu" Fumarola si è chiesto se ciò che ha scritto Yoshida non sia tanto un libro sul cinema di Ozu, quanto piuttosto un'auto-biografia. Raccontando il cinema (o l'anti-cinema) del grande regista giapponese, Yoshida in realtà traccia il suo percorso di cineasta, descrive il suo rapporto con il cinema, con gli altri registi e la case di produzione della cosiddetta "nouvelle vague" giapponese, la sua idea di cinema...sempre utilizzando Ozu come uno "specchio".

Su Yoshida il più animato (!) Mazzi ha raccontato invece un aneddoto. Due anni fa lo ha incontrato e lo ha intervistato in un ristorante. Non era proprio un felice momento per Mazzi, perchè gli era presa una colica, e non riusciva a mangiare niente. Stare lì in un ristorante, con le portate davanti, simulando il mangiare, gli faceva pensare di recitare una scena cinematografica. Manifestato questo pensiero a Yoshida, il regista ha commentato: "L'immagine non esiste. Ciò che inseguo durante la lavorazione dei miei film non è l'immagine, ma la parola. L'immagine sfuma rispetto alla parola". La parola. Questa secondo Mazzi è il cuore e la pelle di molti film di Yoshida. Nonostante questo il regista può essere definito anche un filosofo dell'immagine, perchè durante gli anni '60 ha percorso strade di pensiero inedite per quegli anni, e che sono attuali, o comunque suscitano interesse anche ai giorni nostri. Yoshida si forma con la filosofia francese (con quella di Sartre in particolare), ed è interessato all'esistenzialismo, ai primi germi del post-modermo, alla cultura del '900, rimanendo tuttavia legato alla sua cultura, quella del paese dal quale proviene.

Secondo Mazzi il film Akitsu Onsen (Le terme di Akitsu) offre un giusto approccio all'intera opera di Yoshida. Nel cast ha una figura fondamentale (la Okada e il personaggio di Shinko) per il suo concetto di femminilità, e nel film è presente secondo il critico anche un accenno di "anti cinema" attraverso un semplice concetto: una donna presa dal dolore per la sconfitta in guerra della propria nazione piange, e con le sue lacrime risana un uomo. Il pianto della donna diventa la forza vitale dell'uomo. L'interpretazione della Okada in questo film riesce a sintetizzare la complessa rappresentazione del femminile, e per l'attrice questa è una delle interpretazioni più riuscite. Il film è anche importante perchè delinea nel cinema giapponese un inizio, un'alba di post-modernismo, con alcune rotture rispetto al passato (come ad esempio nella scelta da parte del regista di voler far sentire la voce dell'Imperatore che tramite la radio annuncia la resa giapponese quando invece altri registi avevano preferito darne notizia in silenzio, ad esempio riprendendo pagine di giornali). Questa rottura è presente anche in altri film di Yoshida, come in "Donne allo specchio", film che parla del bombardamento atomico senza mai parlare della bomba atomica e delle sue devastazioni, ma raccontando tutto ciò che è stato l'atomica attraverso il racconto del significato che l'atomica ha avuto nelle vite delle donne protagoniste.

Dopo l'introduzione dei due giovani critici italiani, la parola è andata a Yoshida e alla Okada, tradotti in simultanea da Doi.

Dopo i convenevoli di rito, Yoshida ha ringraziato Mazzi e Fumarola, esprimendo la sua gioia nell'averli incontrati anche perchè quando nel 1960 lui realizzò il suo primo film probabilmente i due non erano ancora nati, e l'interesse di gente giovane per il suo lavoro non può far altro che renderlo felice. Il racconto di Yoshida è iniziato con una domanda: chi è il regista? Cosa c'è dietro il mestiere del regista? La passione per il cinema? Per Yoshida è pericoloso dare una definizione del proprio lavoro, la propria opera. Il cinema spetta tutto all'immaginazione dello spettatore, il suo cinema non appartiene a sè, e quindi non tenta nemmeno di dare una definizione del suo cinema.
Per Yoshida e per la stessa Okada il cinema all'inizio non fu una passione, ma un caso. Yoshida ricorda che da bambino, prima della guerra, andava al cinema insieme alla madre a vedere i film di John Ford con John Wayne, e ricorda che la madre gli diceva, guardando i primi piani, le inquadrature ad esempio delle mani di Wayne, che forse quelle non erano proprio le mani di quell'attore. L'iniziazione del piccolo Kiju al cinema è stata che il cinema è una bugia, è finzione. E da piccolo non aveva la minima idea di entrare a far parte di quel mondo di illusioni.

Nel 1945, poco prima la fine della guerra, Fukui, la città dove Yoshida era nato e dove viveva, venne bombardata. Yoshida aveva 12 anni, la sua famiglia venne dispersa, e si verificò un fatto che lo segnò per tutta vita, e che segnò il suo lavoro di regista. Dopo il bombardamento l'istinto spinse Yoshida a fuggire, a cercare tra le macerie delle altre case e tra i morti per le strade la sua casa. Non sa come sia riuscito a sopravvivere a quei giorni, ma forse la sua sopravvivenza fu dovuta alla scoperta di avere due occhi, due sè: un occhio sapeva come fare, come andare avanti, c'era un altro è che lo aiutò a sopravvivere. Per Yoshida i film che lui ha realizzato nella sua carriera appartengono a se stesso, ma sono i film fatti dall'altro sè, e nella sua concezione di cinema, oltre al fatto che i suoi film vengono definiti dallo spettatore, lo spettatore stesso ha un altro sè, oltre a quello cosciente. Il cinema quindi per Yoshida è un dialogo, una conversazioni tra i due sè nascosti, quello del regista e quello dello spettatore.

Dopo questo primo monologo del regista è intervenuta l'attrice Okada Mariko. Lei stessa confessa che all'inizio non voleva per niente diventare attrice. Non era sua intenzione. Perse il padre che aveva appena un anno, e solo molti anni dopo scoprirà che suo padre era una star del cinema muto, che aveva lavorato con il regista Ozu in cinque film. Scoprì questa pesante eredità solo guardando per caso un film di Mizoguchi Kenji dove lavorava il padre. A quel tempo per via della guerra era rifugiata in Niigata. Tornata a casa la madre le confessa che il padre era stata al suo tempo un grande attore. Lì per lì non le venne la voglia di seguire le orme di suo padre, ma l'ambiente in cui era cresciuta; stimolante da un punto di vista artistico, la indirizzo verso quella strada. Si iscrisse ad una scuola di recitazione. Dopo appena una settimana partecipò ad un provino e la scritturarono subito per il suo primo ruolo da protagonista in "Maihime" (La Ballerina, 1951), film tratto dal romanzo di Kawabata Yasunari "Izu no odoriko" (La ballerina di Izu). Il suo esordio da attrice giunse quindi per caso. Il suo nome d'arte lo scelse lo scrittore Tanizaki Jun'ichiro, proprio come fece per suo padre anni prima. Secondo la Okada il suo debutto non andò bene, e fu solo grazie all'incoraggiamento della madre che continuò a recitare. Il film "Akitsu Onsen" è il film numero 100 nella carriera della Okada, che tuttavia lo interpretò giovanissima, aveva (come anche Yoshida) appena 29 anni! E' stato un film da lei fortemente voluto e cercato. Era da molto tempo che voleva fare Akitsu Onsen, ma non ce n’era mai stata l’occasione perchè era tratta da un molto difficile da trasporre in film. Aveva lettola sceneggiatura del primo film di Yoshida, Rokudenashi (Buono a nulla, 1960), e l'aveva colpito molto. Ha subito pensato di voler fare un film con lui, prima o poi. Quando ha esposto il suo progetto alla Shōchiku (la casa di produzione per la quale lavorava il regista) le hanno subito detto che Yoshida avrebbe rifiutato perché lavorava solo su sceneggiature originali. Ma lei continuato a insistere. Alla fine è stato lui a convincerla a fare “il suo Akitsu Onsen”. Lei ha accettato e hanno girato il film. La Okada ha anche prodotto questo film, e sarà proprio Akitsu Onsen ad aprire la rassegna cinematografica di Parigi.

Riprende la parola Yoshida, secondo il quale ascoltare Okada che parla è sempre emozionante. Continua raccontando la sua vita. Nel dopoguerra s'iscrisse all'università scegliendo come indirizzo di studi la letteratura francese (scriverà una tesi su Sartre). Voleva davvero studiare, ma le condizioni economiche in cui versava la sua famiglia allora non gli permettevano di farlo e anzi tutta la società giapponese in quel periodo era poco stabile. Allora decise di cercare un lavoro. Rispose ad un annuncio di lavoro della casa di produzione Shōchiku (a quel tempo non c'era ancora la televisione e il cinema era in pieno boom e gli studi di produzione cercavano personale). All'annuncio risposero 2600 persone, ma solo 8 vennero assunti, tra cui Yoshida. Si rese conto che c'era un divario enorme tra lui e il cinema e doveva quindi partire da zero per colmare questo divario cercando di rispondere anche alla domanda: cosa è il cinema per me? Lui non aveva dei modelli a cui ispirarsi per cercare di farsi un'opinione in ambito cinematografico, e forse questo è ciò che gli ha permesso di riflettere al meglio sulla sua idea di cinema, rendendolo in un certo senso più forte di chi s'ispira a qualcuno nella sua opera. Quando andava al lavoro o all'università, vedeva da treno i cartelloni pubblicitari dei film, e la Okada era già un'attrice famosa. Fu un'altra coincidenza che lo fece emergere come regista dopo appena cinque anni di gavetta come aiuto-regista. Alla fine degli anni '50 la televisione aveva preso piede e il cinema stava vivendo un periodo di crisi. Le case di produzione decisero di puntare tutto su giovani registi esordienti, tra cui Yoshida e un giovane Oshima Nagisa. La casualità che regna sovrana nella carriera e nella vita di Yoshida è stata trasformata via via in necessità, e solo adesso a più di 70 anni Yoshida può affermare con serenità che il cinema lo ha accettato.

Per Yoshida il film akitsu Onsen è più della Okada che suo. Per lui si trattava del quarto film, ed aveva 29 anni come la giovane Okada. Nel film s'incontrano due giovani, un uomo e una donna. Tra i due nasce una storia, un legame che dura per 17 anni, nonostante s'incontrino solo per quattro volte. Racconta quegli anni non tanto con realismo, tuttavia Yoshida si augura che noi spettatori riusciamo ad intravvedere quegli anni del dopoguerra anche se appartengono ad un paese diverso e distante dal nostro. E ci lascia con una domanda: una storia d'amore in cui i due protagonisti s'incontrano solo in quattro momenti e per pochi giorni può essere davvero amore? E' amore l'amore che non è continuo e quotidiano? Yoshida non si pronuncia, spetta a noi definire ciò che lui ha reso come film.


Per me è stato il primo film di Yoshida, e dopo le premesse che hanno fatto il regista e la Okada devo dire che mi è piaciuto di più vederlo. In effetti ci sono molti dialoghi (alcuni anche divertenti per le situazioni in cui vengono detti), e la colonna sonora era davvero onni-presente, anche in qualche scena in cui c'era già della musica suonata da una radio (se non ricordo male)...musica sulla musica, roba strana! Il film era a colori, sottotitolato in inglese sullo schermo, e a parte, sotto, c'erano i sottotitoli in italiano, partiti in anticipo all'inizio, poi si sono ripresi. Il giapponese però non era difficile (per chi lo sa, almeno...e per dirlo io....). Per molti aspetti mi ha ricordato "Il paese delle nevi" di Kawabata: le terme, l'incontro dei due a più riprese, la donna che regala qualcosa all'uomo in termini di voglia di vivere...insomma mi ha fatto piacere vederlo e mi è venuta una gran voglia di andare alle terme! Ecco!

mercoledì, febbraio 13, 2008

Serata con Kitano....!


Ieri si è aperta presso l'Istituto Giapponese di Cultura la rassegna cinematografica "Eccentriche Visioni", e lo ha fatto con un evento speciale, la conferenza intitolata "TAKESHI KITANO storia di un mito - mito di una storia".

Doveva essere l'occasione per incontrare e conoscere Txkun, ma a causa di circostanze sfavorevoli (!) non ci siamo incontrati!

Alla conferenza erano presenti un discreto numero di persone, tra le quali ho riconosciuto due professoresse dell'università. Mi ero illusa di trovare anche Enrico Ghezzi, ma ho sbagliato conferenza, sarà presente alla prossima! Ieri hanno invece animato la discussione Bruno Di Marino, storico del cinema e docente universitario (intervenuto al posto dell'annunciato Stefano Curti, direttore artistico - Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo), Donatello Fumarola (critico cinematografico), Carlo Hintermann e Daniele Villa autori (insieme a Luciano Barcaroli) del libro "Il cinema nero di Kitano Takeshi", lavoro che cerca di analizzare il cinema del regista giapponese attraverso una chiave di lettura e propone le sceneggiature di "Sonatine", "Hana-bi", e "Brother".

La conferenza è stata preceduta dalla visione della parte finale dell'ultima opera cinematografica di Kitano, "Kantoku Banzai" (監督·ばんざい, Glory to the Filmmaker!), presentata alla 60ma edizione del Festival di Cannes e che molto sicuramente non uscirà nelle sale italiane, ma sarà direttamente distribuita su dvd.

All'inizio ha preso la parola Di Marino, che ha brevemente illustrato la collana "Eccentriche Visioni" della RaroVideo e dalla quale prende il nome la rassegna dell'Istituto Giapponese. Il "tributo" era d'altronde necessario, appunto perchè durante questa rassegna oltre ai lungometraggi in 16 o 35 mm presenti nella cineteca dell'Istituto verranno pubblicati titoli editi dalla RaroVideo in DVD di autori considerati minori come Masaki Kobayashi e Kaneto Shindo.

Dopo questa introduzione si è iniziato a parlare di Kitano Takeshi. Quello che colpisce nella cinematografia di questo regista è la sua imprevedibilità. Nei primi film sembra seguire una certa coerenza di storia, immagini, e personaggi, fino al terzo film "Silenzio sul mare" (Ano natsu, ichiban shizukana umi, 1991), dove si stenta a riconoscere lo stesso autore. Dopo l'incidente motociclistico del 1994 sembra che Kitano in ogni suo film dica "Da qui inizia per me un nuovo percorso", un percorso quasi sempre di auto-distruzione e poi rinascita.

Secondo Hintermann sembra che il cinema di Kitano ogni volta spiazzi non solo il pubblico, ma anche tutta quella critica cinematografica che cerca d'inquadrare e classificare i suoi film e che non ci riesce perchè ogni film di Kitano altro non è se non una "testimonianza". Prima di affrontare il lungo lavoro che alla fine è terminato con il libro, Hintermann e Villa si sono più volti chiesti: "Attraverso quale porta possiamo entrare nell'universo Kitano"? Le risposte a questo interrogativo sono presenti anche nell'introduzione, scritta da Shigehiko Hasumi, nella quale si legge anche che una delle caratteristiche del cinema di Kitano è il non dichiarare, il mutare continuamente senza dichiarare questa mutazione. Hintermann ha definito questa caratteristica di Kitano con l'espressione "sfinge della mutazione".

Anche Fumarola ammette la difficoltà nel trovare nell'opera di Kitano un collegamento con il mondo esterno (anche cinematografico), e per il critico l'intera opera di Kitano può essere vista come un unico grande film nel quale di volta in volta vengono fuori i diversi aspetti di Kitano: il performer televisivo, il comico, lo yakuza...etc. Una delle iniziali chiavi di lettura poteva essere il noir...ma da quando le sue opere si sono fatte più sentimentali, a volte tenere, è difficile non accorgersi dei tanti percorsi che in ogni film Kitano intende percorrere. Questo si riflette anche nelle sceneggiature delle sue opere: a volte non ci sono proprio e sono improvvisate, altre volte vengono modificate, altre volte ancora ci sono, ma non vengono rispettate.

Hintermann ritiene che esista un "sistema Kitano": l'universo del regista Kitano si accorda con il suo mondo, soprattutto con quello televisivo. Molte volte la scrittura della sceneggiatura di un film avviene durante le pause della registrazione di un programma televisivo, da dove Kitano attinge le immagini fondamentali. In tutto questo lavoro grandissima importanza riveste l'assistente personale di Kitano.

Un altro tema che è stato trattato e che può essere visto come una delle porte dalle quali entrare nell'universo Kitano è quello della dicotomia morte/rinascita. Forse tutto nasce da "Brother", considerato da Hintermann come l'atto sacrificale.

Prendendo come spunto il cortometraggio realizzato da Kitano per il film corale "A ciascuno il suo cinema", realizzato lo scorso anno per festeggiare i 60 anni del Festival del Cinema di Cannes, si porta il discorso sulla relazione tra il cinema mondiale e il cinema di Kitano. Ci si rende conto che mentre si assiste alla tendenza generale di emulare (non si sa poi perchè) il cinema USA, tendenza seguita anche dal cinema europeo, l'opera di Kitano se ne discosta...ma più che sfuggire si rinnova, forse perchè Kitano, proprio per la sua provenienza dal mondo dello spettacolo, è l'unico regista tra i molti ad essersi accorto che il cinema non è solo nelle sale cinematografiche, ma può essere presente, appunto, anche nella TV, che può essere fonte d'ispirazione per il cinema.

Di Marino poi pone la fatidica domanda agli autori del libro: "Che tipo è Kitano dal vivo?". Villa e Hintermann all'unisono dicono che è un tipo molto disponibile, ha improvvisato delle gag (come quando li ha rincorsi per un corridoio dopo un'intervista per portar loro il pacchetto di sigarette che avevano lasciato sul tavolo della sala dell'intervista...e poi si è intrattenuto a parlare e fumare con loro perchè non conosceva quella marca di sigarette e ne era incuriosito), e in generale è sembrato una persona dai modi molto cortesi.

La cortesia di Kitano però ha avuto anche dei limiti! Infatti all'inizio c'è stata una certa diffidenza da parte dell'Office Kitano nella realizzazione del libro, e, come in tutte le organizzazioni giapponesi, gli autori sono dovuti passare per determinati canali avendo sempre un atteggiamento preciso. L'Office poi si è dimostrato molto disponibile, ma Kitano più volte (perchè Villa e Hintermann hanno insistito più di una volta) ha detto NO al progetto dei due di realizzare all'interno del libro anche un'antologia televisiva. Il rifiuto di Kitano è presto spiegato. Innanzitutto per lui la televisione che fa in Giappone risulterebbe completamente incomprensibile al pubblico italiano; e inoltre, cosa più importante, per Kitano la TV non può essere storicizzata, perchè un'opera televisiva si consuma nel momento in cui viene trasmessa (secondo Villa il suo rifiuto per un'antologia televisiva è anche dettato dal fatto che la separazione tra Kitano-perfermer-televisivo e Kitano-regista è molto sentita in Giappone, e molti giapponesi ignorano le opere di Kitano regista conosciute e apprezzate invece all'estero).

La conferenza poi si è conclusa con la proiezione del "One Fine Day" realizzato da Kitano "A ciascuno il suo cinema":



Dopo la conferenza è stato trasmesso "Boiling Point", uscito in cofanetto per la RaroVideo insieme a "Violent Cop".

lunedì, gennaio 28, 2008

Dorayaki time!


Giovedì scorso sono andata al Korean Market e ho fatto un po' di spesa: miso shiro istantaneo, soba, ramen istantanei, marmellata di azuki, curry per il curry rice, caramelle all'umeboshi (che shifezzaaaa!), tè sencha, snack alle arachidi...Alcune cose le ho portate a Pasquale, le altre me le sono tenute (ma quanto cavolo è diventato caro il Korean Market?!?!?!).

Comunque, oggi mi sono cimentata nella preparazione dei dorayaki, どら焼き! Era la prima volta che li facevo, ma dovevo assolutamente usare la marmellata di azuki, altrimenti me la mangiavo a cucchiaiate!

Beh, che dire, pensavo peggio, invece sono venuti proprio belli e buoni, non vi sembra? La ricetta l'ho presa sul blog di Daniele e Yumie!

Sabato invece con Pasquale abbiamo cucinato il curry rice! Spero di riuscire a fare anche ricette più complesse la prossima volta!

B!

venerdì, dicembre 28, 2007

Doll house!


Salve a tutti!!!

Lo so, sto trascurando in modo abominevole questo blog, ma come ho già scritto nel precedente post il progetto News dal Giappone assorbe tutto il mio tempo!

Allora, come stanno andando queste vacanze? Io sarò ingrassata una ventina di chili e odio dal profondo del cuore l'inventore del pandoro, quella quintalata di burro travestita da dolce! Ma quanto è buono!!

Domani parto per trascorrere l'inizio dell'anno in quel di Cesena, ma prima voglio lasciarvi con una segnalazione niente male: esce domani la prima casa elle bambole in stile giapponese a fascicoli settimanali!!! Ovviamente è un'opera della De Agostini (ma và?!):

La casa di bambola in stile giapponese rappresenta una novità assoluta, un’opera DeAgostini originale ed esclusiva che permette di scoprire tutta la magia dell’Oriente. Di grandi dimensioni (è alta 66 cm e larga, da chiusa, quasi 80 cm), la casa di bambola in stile giapponese è un vero palazzo in miniatura, ricco di dettagli preziosi che restituiscono il sapore di riti antichi e tradizioni suggestive.

Tutto è riprodotto con fedeltà e amore per il particolare, dai locali destinati ai bagni termali, alle camere da letto, alla sala da pranzo e ai salotti. La stessa cura è posta anche nella riproduzione della facciata e dei dettagli architettonici dell’ingresso, del tetto e degli infissi. Grazie alle componenti precise e di qualità, agli utensili e ai materiali forniti già con le prime uscite dell’opera, la costruzione e la decorazione della casa di bambola in stile giapponese risulta davvero facile e diventa un’ideale occasione di divertimento da condividere in famiglia.

In più, oltre ai pezzi e agli utensili per costruire il modello, a ogni uscita è allegato un fascicolo riccamente illustrato con una chiara guida al montaggio passo passo e una rubrica dedicata allo stile giapponese e a quanto - mobili, arredi, suppellettili, decori - lo ha reso unico e inconfondibile.


La casa ha proprio tutto: la stanza degli ospiti con braciere rustico e tavolo apparecchiato, la stanza con tatami e piatti tipici, l'ofuro nella stanza termale, il genkan all'ingresso...insomma, che spettacolo!! La voglio!!!

Per maggiori informazioni clikkate qui!!

Ci rileggiamo per gli auguri di fine anno e per quelli d'inizio anno!!!

domenica, ottobre 14, 2007

News from B!


Vediamo un po' di approfittare di questa oziosa domenica mattina per raccontarvi le ultime novità!

Innanzitutto in queste ore mi sto perdendo il Bazaar alla Scuola Giapponese di Roma!

Le persone con cui volevo condividere questa giornata o stanno in Giappone o sono tutte impegnate, per cui non ho messo affatto la sveglia e ho dormito ad oltranza! Anche perché ieri, dopo un sabato sera trascorso a fare da baby sitter a due bambini, mi sono messa davanti al pc fino alle 3 di notte per vedere alcuni episodi del mio nuovo anime preferito: Naruto!!! Quando uscì non ci feci per niente caso, ma durante questa estate ha cominciato davvero a "prendermi"!! Sto seguendo la seconda parte, Naruto Shippunden, e mano mano mi sto riguardando i primi episodi! A parte il fatto che tutti, ma proprio tutti i personaggi dell'anime hanno avuto delle infanzie che definire tristi è far loro un favore (vedi Kimimaru, Haku, Gaara, lo stesso Naruto...), le storie sono davvero avvincenti, e molti sono i rimandi alla cultura giapponese...poi l'argomento ninja non può di certo annoiare. Devo ancora decidere qual è il mio personaggio preferito...è una dura lotta tra Kakashi Sensei e Gaara (nella foto)! Se vi capita guardatelo, meglio in giapponese coi sottotitoli in italiano (i doppiatori nipponici di Uchiha Sasuke e Orochimaru hanno una voce stupenda!). Inoltre, le sigle giapponesi di aperture sono chicche del J-rock giapponese (da ascoltare assolutamente Kyousou kyoku dei Sambomaster, e Heroes Come Back dei Nobodyknows!).

Da sola non mi andava proprio di andare al Bazaar, primo perchè coi mezzi devo fare la traversata di Roma, secondo perchè non sono ancora sicura di fare da sola in macchina la stessa traversata di Roma! Ebbene sì, ho comprato finalmente la macchina! E' una Seicento color vaniglia, somiglia ad una scatoletta, ma mi ci trovo bene. Ho ricominciato a guidare praticamente da poco più di un mese, e finora la uso per lo shopping, e per andare ogni giorno a lavoro. Devo comprarmi assolutamente il navigatore, perchè quel pochissimo senso d'orientamento che ho quando vado in giro a piedi è praticamente nullo quando vado in giro in macchina, per cui posso benissimo rischiare di perdermi nel quartiere dove sono cresciuta! E non sto scherzando! Sono un disastro ad orientarmi!

Visto che ho accennato al lavoro...quest'anno ancora non ho preso una supplenza annuale. Per il momento sto però ferma in un asilo, il che mi consente di avere una certa sicurezza di entrate. E' tanta la voglia di tornare in Giappone, devo mettercela tutta per mettere da parte un po' di soldi. Poi invito pubblicamente Pasquale ad impegnarsi con la sua tesi di laurea, così abbiamo qualche possibilità di più di andare insieme in Giappone (a casa di Padme ihihihih) per l'imminente Natale. PASQUA' DATTE 'NA MOSSA!!!

Che altro raccontarvi...

Quest'estate mi è presa la Harry Potter mania. Ho letto i libri pubblicati finora in italiano e aspetto con ansia la traduzione dell'ultimo (non c'ho voglia di leggermelo in inglese!).

Mi sono iscritta al test per il secondo livello del Noryoku Shiken! Chi di voi sosterrà l'esame a Roma?

Con il buon vecchio Fuji abbiamo great expectations per l'altro mio blog, News dal Giappone e per il magazine, ma non vi dico ancora nulla...ihihihih!

La mia amica Marianna di Latina ha dato alla luce un bimbo! Si chiama Rei (evviva i malati per i cartoni giapponesi!) e pesa 4 kg (futo-bebè)!!

Ho passato la preselezione per il concorso pubblico di educatrice d'asilo nido. La prova scritta ci sarà non si sa bene quando...anzi...non si sa affatto!!

Boh...per il momento mi fermo qui...perchè in cucina mi aspettano le crespelle ai funghi e m'è presa fame!

Fatemi sapere tutti che combinate! Prometto di sdoppiarmi in qualche modo tra i miei blog!

B!

sabato, ottobre 06, 2007

Quanto tempoooooooooooooo!



Mamma mia!
E' un secolo che non aggiorno questo blog, e ringrazio chi ha continuato a lasciare commenti nonostante l'ultimo post risalga a quasi sette mesi fa!

A PRESTISSIMO CON NUOVI AGGIORNAMENTI DAL MIO MONDO!

NEL FRATTEMPO VI RIMANDO AL MIO PIù AGGIORNATO BLOG DI NEWS DAL GIAPPONE!!

martedì, maggio 29, 2007

Ai confini dell'autunno


Tornata da cinque giorni di ferie fuori Roma mi sono portata appresso dalla Romagna un clima decisamente autunnale! Stamattina alle 6:30 tiravano certe raffiche di vento freddo che mi avrebbero fatto molto piacere appena qualche giorno fa, ma con la pioggia e le temperature tiepide di queste giorni...bhè...poco ci manca che mi prenda un raffreddore!

In questi giorni sono riuscita a stare in spiaggia per quasi un'ora e mezza in totale! Era ridicolo stare a prendere il sole (?) con il vento che mi riempiva di sabbia gli occhi, l'asciugamano, l'ombelico...va bene che le sabbiature sono salutari, ma arrivati ad una certa età bisogna anche fare delle scelte intelligenti di tanto in tanto. Per cui io e Pasquale abbiamo abbandonato l'idea dell'abbronzatura pre-estiva (alla quale tenevo più io che lui) rimandandola a quale week end più proficuo.

Sono riuscita a vedere "I pirati dei Caraibi: ai confini del mondo". Devo davvero commentare? STUPENDO!! Questo terzo film l'aspettavo davvero con ansia! Dopo aver visto fino allo sfinimento i primi due capitoli della saga piratesca (in italiano, in inglese, in turco...in mongolo...) dovevo assolutamente sapere come si sarebbero sviluppate certi eventi lasciati relativamente in sospeso! Devo dire che alcune scene sono molto veloci, bisogna stare con gli occhi incollati allo schermo per seguire bene la pellicola (come nelle scene iniziali dei combattimenti a Singapore), o nella finale battaglia navale! Su Depp ormai non ho più parole per esprimere la sua bravura e la sua bellezza (l'ultimo stadio della mia infatuazione nei suoi confronti è probabilmente saltargli adosso e basta!!!)...ma vorrei anche confermare una cosa che penso da tanto temmpo: Chow Yun Fat come lo metti lo metti è veramente un uomo strabordante di fascino!